SOGLIA DEL VUOTO
Dopo la Soglia Apocolypsis credevamo di aver toccato l’estremo. Lì il mondo si era frantumato, rivelando le sue vene oscure, i suoi segreti più inconfessabili. Era l’urlo della fine, la caduta, la resa dei conti.
Eppure, c’era ancora un passo da compiere.
Oltre la fine, oltre il grido, oltre il collasso stesso… si apre ora la Soglia del Vuoto.
Non è distruzione, non è rovina. È l’oltre-distruzione. È il varco che conduce non a un altro mondo, ma al non-mondo: lo spazio bianco che avanza, la vertigine silenziosa in cui ogni forma si dissolve.
La Soglia del Vuoto non si attraversa con la forza. Si attraversa con la resa.
È il punto in cui il peso crolla dalle spalle, in cui i simboli si spengono, in cui l’identità stessa si sfalda come polvere al vento.
Niente più appigli, niente più mappe, niente più certezze.
Eppure, proprio lì, dove ogni cosa viene meno, germoglia la possibilità radicale: ricominciare dal nulla.
Il vuoto non è assenza. È matrice. È grembo invisibile che accoglie ciò che deve ancora nascere.
Chi osa guardarlo senza fuggire scoprirà che non c’è terrore nel vuoto.
Il vuoto va guardato, toccato, accettato, plasmato.
C’è solo silenzio.
E in quel silenzio, l’inizio di tutto.
Perché senza l’accettazione del vuoto, è difficile spiccare il volo verso nuove possibilità.