"Non sei più solo. Le presenze non si annunciano: si insinuano. Il respiro della stanza ti avvolge, e ciò che era invisibile ora ti attraversa. Non c’è ritorno: solo l’attesa di ciò che verrà."

"You are no longer alone. Presences do not announce themselves: they seep in. The room’s breath surrounds you, and what was once unseen now cuts through you. There is no return—only the waiting for what comes next."

L’aria è spessa, come se trattenga un segreto che

non osa cadere a terra.

La luce filtra in tagli obliqui, svelando polvere

sospesa, piccole costellazioni inquiete.

C’è un odore che non riconosci, ma che il corpo

sembra ricordare meglio di te.

Le pareti si avvicinano, oppure sei tu a ritirarti.

Ogni suono è rallentato, ogni battito più vicino,

come se volesse farsi sentire da dentro le ossa.

E poi il tremore: sottile, invisibile agli occhi ma

feroce sotto pelle.

Non sai da dove arriva, né a cosa risponde.

Ma in quell’attimo capisci che non è paura:

è la soglia di qualcosa che ti sta chiamando.

C’è un odore che non ha nome, ma ti conosce. Ti sfiora come una mano invisibile e ti riporta dove credevi di non tornare mai più.

Non era ancora entrato nessuno.

Ma la pelle sapeva già.

Che qualcosa stava per accadere.

In quella stanza che non avevi mai osato nominare.

Il corpo trattiene tutto ciò che la mente finge di dimenticare. Anche la pelle ha memoria.

La pelle non dimentica.

Anche quello che non hai detto…

lei lo trattiene.

Ci sono stanze che non si aprono con le parole.

Ma con un odore, un battito, un silenzio.

È lì che il corpo ricorda.

Anche ciò che la mente ha dimenticato.

Some rooms don’t open with words.

But with a scent, a heartbeat, a silence.

That’s where the body remembers.

Even what the mind has forgotten.

Un odore, un battito, un silenzio che ti riconosce.

Il corpo sa. Le stanze si aprono.

E tu sei già dentro.