LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO. SEZIONE STATI INTERIORI. CAPITOLO VI
Ci sono parole che non si pronunciano. Restano sospese, taglienti come lame invisibili, vive e silenziose. Non svaniscono, non muoiono: abitano il punto in cui la voce si spezza e l’eco di un nome continua a farsi sentire, anche quando nessuno lo dice.
There are words that are never spoken.
They linger, sharp as invisible blades, alive and silent.
They do not fade, they do not die: they dwell in the place where the voice breaks, and the echo of a name keeps resounding, even when no one speaks it.
Non le ho dette.
E non perché non volessi.
Alcune parole non si dicono,
Restano lí, come lame,
lacerano il cuore.
Restano ferme, mute,
tra il respiro trattenuto
e la fine di una frase mai iniziata.
Non le ho dimenticate.
Le ho seppellite
vive, in un punto esatto in cui la voce si
spezza e qualcosa dentro sussurra: non
ora.
Eppure ci sono ancora.
Taciturne ma presenti.
Come l'eco di un nome
che non smetti di sentire,
anche se non lo pronunci mai.
LA STANCHEZZA DELL' ANIMA. SEZIONE STATI INTERIORI. CAP. 5
Ci sono pesi che non si vedono. L’anima si stanca nel frastuono del mondo, e la fragilità diventa un linguaggio segreto che chiede ascolto. Non è debolezza, ma il segnale che è tempo di rinascere.
Ci sono pesi che non si vedono.
L’anima si stanca nel frastuono del mondo.
A volte restare in piedi è già troppo.
Si finge forza mentre si crolla piano.
Ci sono silenzi che chiedono ascolto.
Ogni stanchezza è un confine invisibile.
Eppure, proprio nei crolli si rivela la verità.
Non siamo macchine: siamo carne, respiro, cuore.
La fragilità non è una colpa,
è il linguaggio segreto dell’anima
quando chiede di essere ascoltata.
Non serve resistere a oltranza.
Serve imparare a fermarsi,
a lasciare che il silenzio diventi cura,
a riconoscere che la stanchezza non è debolezza,
ma il segnale che è tempo di rinascere.
Perché dopo ogni confine invisibile
c’è sempre una soglia.
E dietro ogni soglia,
un nuovo inizio.
OLTRE LA MASCHERA. SEZIONE STATI INTERIORI. CAPITOLO IV
Oltre la maschera
Emozioni nascoste, paure non dette, desideri sospesi.
Dietro il velo, un varco silenzioso attende.
Oltre la maschera, si apre una soglia di luce.
Beyond the Mask
Hidden emotions, unspoken fears, suspended desires.
Behind the veil, a silent passage awaits.
Beyond the mask, a threshold of light opens.
Dietro ogni volto,
c’è un labirinto di silenzi.
Silenzi che non sono vuoti, ma corridoi
stretti,
dove i pensieri camminano in punta di piedi
per non farsi sentire.
Lì si nascondono le verità che non hai
ancora trovato il coraggio di dire.
Non sempre
ciò che vediamo
è ciò che sembra.
Gli occhi possono raccontare storie che non
appartengono a chi li porta.
Il sorriso può essere un ponte fragile
gettato sopra un abisso di paure.
Emozioni nascoste,
paure non dette,
desideri sospesi.
Restano lì, in attesa che una crepa nella
maschera lasci passare la luce.
Si muovono appena, come fiamme sotto la
cenere,
pronte a bruciare se solo trovano ossigeno.
Oltre la maschera,
si apre una soglia di luce.
Una luce che non ti chiede di essere pronto,
ma di essere vero.
Attraversarla significa accettare che ogni
ombra che ti ha abitato
non è un nemico, ma una parte di te che
voleva essere vista.
E quando la attraversi, scopri che la
maschera non cade per spegnerti,
ma per liberarti.
IL TEMPO CHE NON SI VEDE. SEZIONE STATI INTERIORI. CAPITOLO III
Non tutto si mostra agli occhi.
Ci sono stagioni interiori in cui sembra non
accadere nulla,
ma in silenzio la vita ti lavora dentro,
plasmando forme nuove.
Non sei fermo: stai maturando la forza per
attraversare ciò che verrà.
Non sei perso.
Sei solo in un tempo che non si mostra,
ma che ti sta preparando.
Silenziosamente.
Esiste un tempo che non ti lascia correre,
che ti ferma, che ti costringe a respirare
piano.
È il tempo dell’attesa che sembra non finire,
quello che ti tiene in bilico,
tra ciò che eri e ciò che ancora non sai di essere.
Non è smarrimento:
è la gestazione di una nuova forma di te.
Un luogo invisibile che ti addestra senza
farti domande,
perché tu possa, un giorno,
riconoscere il momento esatto
in cui la porta si aprirà davanti a te.
NON PER ESSERE SEGUITO. MA PER ESSERE SENTITO. SEZIONE: STATI INTERIORI. CAPITOLO II
Una figura silenziosa, in cammino tra ombra e luce.
Non chiede di essere seguita. Solo di essere sentita.
Custodisce il fuoco di chi resta, anche quando
nessuno guarda.
Non voglio essere seguito.
Voglio essere sentito.
Voglio qualcuno che legga due volte.
Non che metta like senza guardare.
Non mi serve l’applauso.
Mi basta uno sguardo sincero.
Preferisco il silenzio
a un’attenzione distratta.
RESTO NON PERCHÉ SPERO. MA PERCHÉ SONO. SEZIONE STATI INTERIORI. CAP. 1
Resto.
Non per essere visto.
Ma per essere vero.
Resto.
Non perché spero.
Ma perché sono.
Non cerco attenzione.
Cerco coerenza.
E quando so cosa sento,
non ho bisogno di prove.
Mi basta restare fedele a me.
Se un giorno ti volterai,
mi troverai lì.
Non in attesa.
Ma in verità.
SalValenti-Scrittore e ideatore del linguaggio delle soglie
È GIÁ INIZIATO. ANCHE SE NON TE NE ACCORGI.
Tutto inizia con Tutto inizia con una soglia. Non con una spiegazione.un'idea.
Non è un diario.
Non è poesia, nel senso comune.
È una soglia.
Un varco simbolico, emotivo, sensoriale.
Un linguaggio che non spiega, ma
attraversa.
Ogni frase è una porta invisibile.
Ogni lettore decide se aprirla.
Qui non si racconta una storia.
Si evoca una presenza.
Quella che ti vibra dentro quando leggi.
Quella che non sai dire, ma senti.
Benvenuto nello spazio dove la mente non
domina,
e l’anima non chiede permesso per parlare.
Se ti risuona, la soglia è aperta.
“SOGLIE INVISIBILI” è un’opera madre.
È nata su TikTok, in forma breve, potente,
simbolica.
I contenuti pubblicati su TikTok vengono
raccolti qui, in forma leggibile.
Per attraversare anche con gli occhi quello
che nasce dalla voce.
Lo stile è diverso dal resto del sito: più
frammentato, più diretto, più crudo.
Ma se ti fermi ad ascoltare, qualcosa dentro
di te potrebbe riconoscerlo.
Non è un diario.
È un linguaggio che apre.